Comunali sospesi, c'è chi fa ricorso

Fonte La Sicilia

Comunali sospesi, c'è chi fa ricorso
Butera, il Pm aveva chiesto gli arresti domiciliari per due dirigenti coinvolti nell'inchiesta
Martedì 12 Aprile 2011 CL Provincia, pagina 34 e-mail print Butera. I legali di fiducia dei 33 dipendenti comunali sospesi perché ritenuti assenteisti, sono a lavoro per cercare prove che possano dimostrare, in sede di riesame, l'estraneità degli assistiti indagati di truffa aggravata e falso. Da parte dell'amministrazione comunale, però, non sono stati avviati ulteriori provvedimenti disciplinari oltre all'ordinanza emessa dal Gip del Tribunale di Gela. Ufficialmente i dipendenti comunali non possono recarsi a lavoro, mentre alcuni di loro si recano in Municipio per cercare ordini di servizio che possano dimostrare la loro assenza in ufficio perché incaricati dai dirigenti comunali. Ma anche loro, lo dimostrano gli esiti dell'indagine condotta dai carabinieri della locale Stazione, si sarebbero resi colpevoli di falso contro la pubblica amministrazione.
Il dirigente comunale Angelo Sciandrù e la moglie Adriana Tallarita sono stati sospesi per 45 giorni. Per i coniugi il sostituto procuratore Vittorio Nessi aveva chiesto gli arresti domiciliari, ma il Gip ha optato per la sospensione. Un lunghissimo periodo rispetto ai colleghi di lavoro sospesi per 30 o 15 giorni. Il comportamento dei due, infatti, sarebbe stato reiterato nel tempo tant'è che le timbrature in favore del coniuge, sia per la Tallarita che per Sciandrù, sono racchiuse nelle pagine dell'ordinanza. Tanti episodi sono contestati ai coniugi, ma se il dirigente Sciandrù aveva libertà di entrare ed uscire dal Municipio in qualità di capo area, sicuramente "ha una maggiore responsabilità - scrive il Gip - anche per l'esempio che la sua condotta assume per i sottoposti". Sciandrù oltre a timbrare il cartellino alla moglie, o fare timbrare il suo alla coniuge, si sarebbe reso responsabile anche della timbratura in favore di Paolo Caltavituro. La coniuge Adriana Tallarita, invece, avrebbe timbrato il cartellino non solo per il marito ma anche per la sorella Maria Teresa Tallarita.
Un altro dirigente comunale sospeso è Giuseppa Carnazzo (richiesta arresti domiciliari, ora sospesa per 30 giorni) che si sarebbe fatta timbrare il cartellino dall'assistente sociale Maria Concetta La Spina, anche lei sospesa per 15 giorni. La moglie del comandante dei vigili urbani, Elvira Marino (richiesta obbligo di firma, ora sospesa per 15 giorni) si sarebbe fatta timbrare per due volte dal marito Carmelo Di Vita, anche lui sospeso per lo stesso periodo. I fratelli Brunello Spiteri (richiesta iniziale obbligo di firma, ora denunciato a piede libero) ha timbrato il cartellino per il fratello Gaetano. In sede di interrogatorio, il precario, che ha un contratto di 36 ore settimanali, ha ammesso di essersi reso protagonista del falso, da qui la denuncia a piede libero. Il fratello Gaeteno Spiteri (rich. obbligo di firma, ora sospeso per 15 giorni) che aveva un contratto a 25 ore settimanali fino al mese di maggio, 36 ore a giugno, per ben 5 volte ha timbrato per Brunello. Anche lui precario, in sede di interrogatorio non ha ammesso le sue responsabilità. Si è dichiarato dispiaciuto per il suo comportamento indisciplinato Ettore Labbate (richiesta obbligo di firma, ora denunciato a piede libero per falso), dipendente precario che ha ammesso le sue responsabilità: ha timbrato il tesserino di Rocco Donzella perché glielo aveva chiesto. Avrebbe agito in buona fede, invece, Gaspare Garufo (per il quale era stata chiesta la detenzione domiciliare, ora sospeso per 15 giorni) che ha timbrato i cartellini dei colleghi Rocco Di Vita e Patrizia Federico, ausiliario del traffico. Garufo in sede di interrogatorio ha ammesso di aver timbrato il cartellino per il suo superiore Di Vita e per la collega Federico, ma ha anche evidenziato che ha dovuto acquistare con i propri soldi la divisa.
L. M.


12/04/2011