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PAPA GIOVANNI PAOLO II

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PAPA  GIOVANNI PAOLO II Empty PAPA GIOVANNI PAOLO II

Messaggio Da MEDIUM Dom 22 Nov 2009, 16:50

PAPA  GIOVANNI PAOLO II 499c5010

Karol Josef Wojtyla, nacque a Wadowice, città a 50 km da Cracovia, il 18 maggio 1920, da Emilia Kaczorowska, figlia di un sellaio, e da Karol Wojtyla, figlio di una sarto, che dal 1900 ha militato come sottufficiale nell'esercito austriaco, poi in quello polacco.
13 anni prima di Josef, il 27 agosto 1906 era nato il fratello maggiore Edmund, che farà il medico presso l'ospedale Powszechny di Bielsko.

Il futuro papa viene battezzato il 20 giugno dal cappellano militare, p. Franciszek Zak. Vive con i genitori a Wadowice, all'indirizzo Rynek 2 (oggi via Koscielna 7, interno 4).
Nel settembre del 1926 "Lolek" (questo il vezzeggiativo usato in famiglia) comincia il ciclo elementare dimostrandosi un alunno modello.
Il 13 aprile 1929 (Josef ha 9 anni) perde la madre.
Terminate le scuole elementari nel giugno 1930 è ammesso nel ginnasio maschile statale "M. Wadowita" dove oltre che amare la poesia, inizia lo studio del tedesco e ha predisposizione per altre lingue (diventerà così il primo papa poliglotta della storia).
Il 5 dicembre 1932, muore di tifo il fratello Edmund. L'anno dopo Karol termina la terza ginnasiale. Nel '34 affronta lo studio del greco e grazie allo stimolo di un suo insegnante, è preso da una vera e propria passione per la letteratura, in particolare per quella drammatica, e per il teatro. Sono di questo periodo le recite sul palco della scuola di Wadowice. Più tardi entrerà nello "Studio 38", un circolo teatrale, contemporaneamente fa serate di poesia alla Casa Cattolica, dove declamerà anche suoi versi.
Superati - il 14 maggio 1938 - gli esami di maturità , si iscrive all'Università Jagellonica nella facoltà di Lettere e Filosofia.
Quando le forze di occupazione naziste chiusero l'Università nel 1939, il giovane Karol lavorò (1940-1944) in una cava di pietra e in seguito, nella fabbrica chimica Solvay per potersi guadagnare da vivere ed evitare la deportazione in Germania.
Il 18 febbraio 1941 gli muore anche il padre.
A partire dal 1942, sentendosi chiamato al sacerdozio, frequentò i corsi di formazione del seminario maggiore clandestino di Cracovia.
Anno accademico 1943-44 - II anno di studi teologici. Continua il suo lavoro alla Solvay.
Anno Accademico 1944-1945 III anno di studi teologici nella Facoltà Teologica dell'Università Jagellonica.
1944 - 29 febbraio-12 marzo - Investito da un'automobile, è ricoverato in ospedale.
Agosto - L'Arcivescovo Adam Stefan Sapieha lo trasferisce, insieme ad altri seminaristi 'clandestini', nel Palazzo dell'Arcivescovado. Vi rimarrà fino alla fine della guerra. Continua gli studi. Interrompe i contatti con la Solvay.
9 novembre - Tonsura.
9 aprile - Viene eletto vicepresidente dell’organizzazione studentesca "Bratnia Pomoc" ("Soccorso Fraterno") dell’Università Jagellonica. Vi resta fino al mese di maggio del 1946. Anno Accademico 1945-1946 - IV anno di studi teologici.
1946 - Completa gli studi teologici e il 1° novembre 1946 viene ordinato sacerdote. Come nelle precedenti occasioni, riceve gli ordini sacri dalle mani dell'Arcivescovo Metropolita Adam Sapieha nella sua cappella privata.
2 novembre - Celebra la S. Messa Novella nella Cripta di San Leonardo a Wavel.
15 novembre - Parte per proseguire gli studi a Roma.
26 novembre - Si iscrive all'Angelicum.
15 novembre-fine dicembre - Alloggia presso i Pallottini in Via Pettinari a Roma.
Ultimi di dicembre - Con don Starowieyski, alloggia nel Pontificio Collegio Belga in Via Quirinale 26.
1947 - 3 luglio - Supera l'esame di licenza in teologia.
Fa ritorno in Polonia dove consegue la libera docenza in teologia.
1949 - Agosto - Richiamato a Cracovia per essere stato designato viceparroco della Parrocchia di S. Floriano.
1954 - Abolita la Facoltà di Teologia dell'Università Jagellonica, viene organizzata la Facoltà teologica presso il seminario di Cracovia, dove continua la docenza; insegna pure all'Università Cattolica di Lublino come professore incaricato.
Il 4 luglio 1958, il Papa Pio XII lo nomina Vescovo titolare di Ombi e Ausiliare di Cracovia.
Il 16 luglio 1962, morto l'arcivescovo di Cracovia, monsignor Wojtyla è nominato Vicario capitolare e amministratore provvisorio della diocesi . In tale veste partecipa all'apertura del Concilio Vaticano II.
Il 13 gennaio 1964 diviene arcivescovo di Cracovia; in settembre prende parte alla terza sessione del Concilio, dove si distingue sul tema della libertà religiosa e della dignità della persona, impressionando con il discorso sullo "Schema XIII" (la bozza della Costituzione pastorale "Gaudium et spes".
Il 26 giugno 1967 Paolo VI lo nomina cardinale. Dovrebbe partecipare nel settembre dello stesso anno a Roma alla prima assemblea generale del Sinodo dei vescovi, ma in segno di solidarietà con il cardinale Wyszynski, a cui il governo ha negato il passaporto, Karol non partecipa.
Fa parlare di sè in Polonia, quando il 18 maggio 1969 posa la prima pietra della chiesa di Nova Huta, opponendosi al regime comunista che si era sempre opposto alla costruzione di chiese e qualsiasi luogo di culto.
Morto il 28 settembre - dopo il brevissimo pontificato - Papa Luciani, Wojtyla partecipa all'elezione del nuovo pontefice, ed è lui il prescelto per salire sulla cattedra di San Pietro.
L'elezione di Karol Wojtyla rappresenta una novità e una sorpresa: le indiscrezioni della stampa, nei giorni precedenti la fumata bianca, prevedevano un duello tra gli arcivescovi di Genova e di Firenze, Giuseppe Siri e Giovanni Benelli.
Tutti sicuri, quindi, che la tradizione del pontificato italiano sarebbe stata rispettata. Invece, con una manciata di voti a suo favore la spunta l'arcivescovo di Cracovia Karol Wojtyla.
(alcuni, che credono di saper tutto, affermano per due voti, 111 contro 109. Ricordiamo che le schede delle preferenze sono bruciate - creando la famosa fumata bianca - e che la Santa Sede non ha mai rivelato i contenuti delle stesse, nè i partecipanti sotto giuramento lo possono rivelare. Secondo alcuni storici della Chiesa, le schede per esprimere i voti del presecelto furono adottate nell'elezione di Innocenzo III, nel 1198, in quello che si considera essere il primo conclave nella storia della Chiesa )
Colpisce il fatto che venga da un Paese dell'Est, quella Polonia nella quale professarsi cristiano, dinanzi al sistema sovietico, richiedeva vera fede e vero coraggio. Alla lotta contro il sistema sovietico sembra essere ricondotto l'attentato di cui sarà vittima il 13 maggio 1981, mentre procede alla benedizione della folla: alle ore 17.19, in piazza San Pietro, due colpi esplosi da una Browning calibro 9 raggiungono l'addome di Giovanni Paolo II. Autore del gesto è Mehmet Ali Agca, 23 anni, turco, terrorista professionista, condannato a morte per omicidio ed evaso da un carcere militare di Istanbul.
Un importante elemento di distinzione con i suoi predecessori sta nel fatto che, a differenza di questi, Wojtyla non ha esperienze di Curia e di diplomazia vaticana. Interpreta il suo ufficio non come Capo di Stato, ma come missionario: prova ne sono gli oltre 200 viaggi che ha compiuto in Italia e 104 nel resto del mondo in ventisette anni di pontificato. Prima di lui, tra i Papi successivi al Concilio Vaticano II, viaggia solo Paolo VI, per 9 volte.
Il viaggio è lo strumento per rendersi presente ovunque nel mondo e per entrare in contatto diretto con i popoli.
Ma torniamo alle scelte di portata storica. Tra tutte, forse la più sofferta è quella della richiesta di perdono per tutte le sofferenze inflitte ai non cattolici dalla Chiesa stessa. Essa sale sul banco degli imputati, ed è chiamata a rispondere, in primis, del silenzio sull'Olocausto. La tragedia degli ebrei è tutta negli occhi di Wojtyla, il cui villaggio Natale, Wadowice, è a soli trenta chilometri da Auschwitz. Il "mea culpa" cattolico si snoda attraverso varie tappe di estrema importanza.
Quando Wojtyla visitò Auschwitz, rivolse al mondo una inquietante domanda: "Dove dovrebbe andare l'umanità dopo Auschwitz? ". E a Hiroshima griderà: "L'umanità non è destinata all'autodistruzione!!!" . Un altro grido perchè preoccupato sulla centralità della famiglia lo lanciò nella pastorale "Familiaris consortio": " Famiglia, diventa ciò che sei !!".
Il 13 aprile 1986, per la prima volta nella storia, un Papa entra in una Sinagoga. Accade a Roma, in una giornata segnata anche da momenti di tensione: i discorsi introduttivi del rabbino Elio Toaff e del presidente della comunità israelitica romana Giacomo Saban sono duri.
Sebbene il capitolo degli ebrei sia il più drammatico, il libro dei "conti con la storia" è stato aperto da Giovanni Paolo II ben prima dell'86.
E' del 1979 il suo primo richiamo al "caso Galileo" e alle colpe della Chiesa nei confronti dello scienziato. Anche in questo caso, il processo di revisione va avanti a tappe: nel 1981 istituisce una "Commissione pontificia per lo studio della controversia tolemaico-copernicana del XVI e del XVII secolo"; i risultati del lavoro della stessa vengono resi noti nel 1992. Esito: la Chiesa sbagliò, credendo "a torto che l'adozione della rivoluzione copernicana, peraltro non ancora definitivamente provata, fosse tale da far vacillare la tradizione cattolica, e che era loro dovere proibirne l'insegnamento".
Insomma, Karol Wojtyla ha sottoposto la Chiesa a un riesame non facile. Ciò ha un obiettivo di lungo termine: l'unità ecumenica delle confessioni cristiane. Durante il pontificato ha visitato Costantinopoli, Ginevra e Canterbury, cioè le capitali ortodosse, calviniste e anglicane.
COSA SIGNIFICA AMARE
Fra i tanti, ci piace qui ricordare un passo di un suo discorso all'incontro coi giovani allo stadio di Torino il 9 marzo 1988:
"Cosa significa amare. Uno di voi mi chiede: «Secondo Lei, cosa significa, per noi giovani, amare?». Ho voluto confrontare queste domande con altre, più articolate, dove ho trovato il vostro turbamento per I`edonismo esasperato, la pornografia dilagante, la mentalità permissivistica" che portano fatalmente a "dimenticare valori più alti e indispensabili...". Ebbene, sono d'accordo con voi: amare autenticamente, da cristiani, significa oggi tante volte andare contro corrente, essere uomini schietti che dicono male al male e bene al bene e con coraggio scelgono contro la maniera comune di far equivalere amore a sesso, validità a successo, autenticità al look o apparenza. (...) Amare da cristiani è questo miracolo: fare perno su Dio attraverso la persona di Cristo e donarsi agli altri in atteggiamento di disponibilità, di accoglienza, di aiuto. Entro quest'area le vocazioni al matrimonio, come alla vita consacrata, saranno vocazioni all'amore. Amando sul serio, acquisterete l'intelligenza e la cultura dell'amore, la correttezza nel vedere le esigenze e la concretezza dei donarsi. Vi confesso con semplicità che provo vero turbamento per il futuro del mondo quando noto generazioni giovani incapaci di amare veramente o che riducono il loro donarsi allo scambio di gratificazione fra eguali, incapaci di vedere nella sessualità una chiamata, un invito ad un amore più alto e universale" .
LE ENCICLICHE
Tra i suoi documenti principali si annoverano 14 Encicliche, 15 Esortazioni apostoliche , 11 Costituzioni apostoliche e 45 Lettere apostoliche . Al Papa si ascrivono anche 5 libri : "Varcare la soglia della speranza" (ottobre 1994); "Dono e mistero: nel cinquantesimo anniversario del mio sacerdozio" (novembre 1996); "Trittico romano", meditazioni in forma di poesia (marzo 2003); "Alzatevi, andiamo!" (maggio 2004) e "Memoria e Identità" (febbraio 2005).
Ricordiamo qui le Lettere encicliche scritte nel corso del suo pontificato.
Le elenchiamo in ordine cronologico.
REDEMPTOR HOMINIS, del 4 marzo 1979. Vi viene delineato il programma del pontificato e vi si teorizza l'uomo quale "via della Chiesa".
DIVES IN MISERICORDIA, del 30 novembre 1980. Dopo l'enciclica sul Figlio, ecco quella su Dio Padre, che sarà poi seguita da un terzo testo dedicato allo Spirito Santo. In essa si esortano gli uomini ad esercitare la misericordia gli uni verso gli altri in un mondo sempre più minacciato dalla violenza.
LABOREM EXERCENS, del 14 settembre 1981, sul lavoro umano e problemi sociali. Scritta per commemorare i 90 anni della Rerum novarum di Leone XIII, ribadisce la centralità dell'uomo nel lavoro e nell'impresa, e sollecita l'instaurazione di un nuovo ordine sociale fondato non sui principi capitalistici o marxisti, ma sui diritti dei lavoratori e sulla dignità dei lavoro.
SLAVORUM APOSTOLI, dei 2 giugno 1985. Si ricordano dopo undici secoli la figura e l'opera evangelizzatrice dei santi Cirillo e Metodio, patroni degli Slavi, come esempio pastorale da seguire nel rapporto tra le Chiese d'Oriente e d'Occidente. (Si tratta di una epistola enciclica, non di una lettera enciclica).
DOMINUM ET VIVIFICANTEM, del 18 maggio 1986. L'enciclica, dedicata all'opera dello Spirito Santo nella vita della Chiesa e dei mondo, completa la "trilogia" sulle tre Persone della Santissima Trinità.
REDEMPTORIS MATER, dei 25 marzo 1987. Dal Papa che ha impostato la sua vita spirituale sull'affidamento a Maria, non poteva mancare una enciclica sulla Madre del Redentore nella vita della Chiesa in cammino. Per Giovanni Paolo II, che ha sempre incentrato il suo ministero pastorale sull'affidamento a Maria, la dimensione "mariana" della Chiesa precede quella "petrina", come la dimensione carismatica precede quella istituzionale.
SOLLICITUDO REI SOCIALIS, del 30 dicembre 1987, nel ventesimo anniversario della Populorum progressio. Tema centrale è l'autentico sviluppo umano della persona e della società, basato sul dovere morale, sociale della solidarietà.
REDEMPTORIS MISSIO, dei 7 dicembre 1990. In occasione dei 25 anni dei decreto conciliare Ad Gentes, viene ribadita la permanente validità del mandato missionario.
CENTESIMUS ANNUS, del I ° maggio 1991. Pubblicata un secolo dopo la Rerum novarum di Leone XIII (definita "Immortale documento"), è la prima enciclica dell'era post-comunista. Tema di fondo: l'economia al servizio dell'uomo.
VERITATIS SPLENDOR, del 6 agosto 1993. È indirizzata ai vescovi cattolici e riguarda «alcune questioni fondamentali dell'insegnamento morale della Chiesa».
EVANGELIUM VITAE, del 25 marzo 1995. Si rivolge, oltre che all'intera Chiesa cattolica, a tutti gli uomini di buona volontà per ribadire il valore e l'inviolabilità della vita umana.
UT UNUM SINT, del 25 maggio 1995. È un rinnovato appello all'unità di tutti i cristiani, rafforzato dalla testimonianza coraggiosa di tanti martiri appartenenti a Chiese non cattoliche. Giovanni Paolo II pone la ricerca dell'unita' tra cristiani come principale impegno dei cattolici in vista del Duemila. A tutte le Chiese ricorda l'amore e il rispetto di quella di Roma e da loro ''implora'' perdono per il male compiuto dai cattolici. Wojtyla e' conscio del fatto che il papa ''costituito da Dio'' quale ''segno visibile e garante dell'unita''' costituisce ''una difficolta''' per la maggior parte degli altri cristiani, la cui memoria e' segnata da ricordi dolorosi. Ma ricorda che se i vescovi sono legittimi perche' successori degli apostoli, il vescovo di Roma e' successore di san Pietro, che Gesu' volle loro capo.
FIDES ET RATIO del 14 Settembre 1998 - . Postula una filosofia forte, che non rinunci a cercare risposte a domande autentiche. L'enciclica e' prima di tutto un'esaltazione della ragione umana e delle sue capacità speculative, in grado di andare verso l'Assoluto e di essere luogo di dialogo anche tra credenti e atei.
ECCLESIA DE EUCHARISTIA del 17 aprile 2003 - Un documento di 76 pagine, tra teologia e dottrina, per difendere l'eucarestia.
Una delle più importanti, l' enciclica
"CENTESIMUS ANNUS" - (a 100 anni dalla "Rerum novarum" di Leone XIII)

I SUOI VIAGGI
Dall’inizio del suo Pontificato, Papa Giovanni Paolo II ha compiuto 146 visite pastorali in Italia e, come Vescovo di Roma, ha visitato 317 delle attuali 333 parrocchie romane . I viaggi apostolici nel mondo - espressione della costante sollecitudine pastorale del Successore di Pietro per tutte le Chiese - sono stati 104.
Il Santo Padre ha celebrato 147 cerimonie di beatificazione - nelle quali ha proclamato 1338 beati - e 51 canonizzazioni , per un totale di 482 santi . Ha tenuto 9 concistori , in cui ha creato 231 (+ 1 in pectore) Cardinali . Ha presieduto anche 6 riunioni plenarie del Collegio Cardinalizio .
Dal 1978 fino ad oggi, ha convocato 15 assemblee del Sinodo dei Vescovi : 6 generali ordinarie (1980, 1983, 1987, 1990; 1994 e 2001), 1 assemblea generale straordinaria (1985) e 8 assemblee speciali (1980, 1991, 1994, 1995, 1997, 1998 e 1999).
Nessun Papa ha incontrato tante persone come Giovanni Paolo II: alle Udienze Generali del mercoledì (oltre 1160) hanno partecipato finora più di 17 milioni e 600mila pellegrini , senza contare tutte le altre udienze speciali e le cerimonie religiose [più di 8 milioni di pellegrini solo nel corso del Grande Giubileo dell’anno 2000], nonché i milioni di fedeli incontrati nel corso delle visite pastorali in Italia e nel mondo; numerose anche le personalità governative ricevute in udienza: basti ricordare le 38 visite ufficiali e le altre 738 udienze o incontri con Capi di Stato , come pure le 246 udienze e incontri con Primi Ministri .

L'ultimo calvario di Papa Giovanni Paolo II.
Il 1° FEBBRAIO 2005, alle 22.30 viene ricoverato ''d'urgenza'' all'Ospedale Gemelli di Roma, per una ''laringo-tracheite acuta e crisi di laringospasmo''.
Il 7 FEBBRAIO il cardinale Angelo Sodano, segretario di stato Vaticano, ai giornalisti che avevano chiesto se il Santo Padre ha pensato alle ipotesi di dimissioni risponde:''Lasciamole alla coscienza del Papa''. se c'e' un uomo che sa cosa fare e' proprio lui".
Il 10 FEBBRAIO, in serata, il Papa, guarito, lascia il Policlinico Gemelli in papamobile e rientra
in Vaticano.
13 FEBBRAIO - Nella prima domenica di quaresima il Papa Giovanni Paolo II, in occasione dell'Angelus, torna ad affacciarsi alla finestra del suo studio. Il pontefice rivolge personalmente un saluto ai fedeli e augura una ''buona domenica a tutti''. Un gruppo di fedeli risponde con il grido: ''Ciao papa''.
23 FEBBRAIO. Esce il nuovo libro del Papa Giovanni Paolo II 'Memoria e identita'. Quinto libro del Pontefice, dopo 'Varcare la soglia della speranza', 'Dono e mistero', 'Trittico romano' e 'Alzatevi andiamo', 'Memoria e identita' e' un'opera di filosofia della storia in cui il Papa affronta temi quali la democrazia contemporanea, la liberta' umana, i diritti dell'uomo, cercando di cogliere il senso piu' profondo della storia.
24 FEBBRAIO - Quattordici giorni dopo essere stato dimesso dal Policlinico Gemelli il Papa Giovanni Paolo II viene nuovamente ricoverato nella stessa clinica. Come spiega il portavoce Vaticano Joaquin Navarro Valls, la salute del Papa ''negli ultimi giorni si era complicata con il rinnovarsi di episodi subentranti di insufficienza respiratoria acuta, causati da una gia' preesistente stenosi funzionale del laringe''. Nel pomeriggio le condizioni di Giovanni Paolo II convincono i medici, dopo un lungo consulto, ad effettuare un'operazione di tracheotomia non d'urgenza, cioe' di inserimento di un piccola cannula sotto il pomo di Adamo e sotto le corde vocali, ''per assicurare una adeguata ventilazione del paziente e per favorire la risoluzione della patologia laringea''. Il Pontefice da' il suo consenso all'operazione che dura circa 30 minuti e si svolge e si conclude positivamente. L'intervento viene effettuato dal Professor Gaetano Paludetti, Ordinario di Clinica Otorinolaringoiatrica dell' Universita' Cattolica del Sacro Cuore e dal Dottor Angelo Camaioni, Primario Otorinolaringoiatra dell'Ospedale San Giovanni di Roma, coadiuvati dal Professor Giovanni Almadori. Dopo l'intervento Giovanni Paolo II viene quindi condotto non in rianimazione ma nella sua stanza al decimo piano del Policlinico per trascorrere la notte.
25 FEBBRAIO - In tarda mattinata il Vaticano emette una nota secondo la quale papa Wojtyla, dopo l'intervento di tracheotomia, ha riposato in modo sereno, e ''ha fatto la colazione con buon appetito''. Inoltre ''il decorso post-operatorio continua in modo regolare'' e il Pontefice respira autonomamente, senza bisogno di macchinari. I medici prescrivono a Giovanni Paolo II di ''rinunciare a parlare per alcuni giorni al fine di favorire il recupero della funzione laringea''. Per scongiurare infezioni broncopolmonari al Papa vengono somministrati cortisone e una terapia antibiotica.
26 FEBBRAIO - Al terzo giorno di ricovero al Policlinico Gemelli, Giovanni Paolo II e' in condizioni soddisfacenti. Il quadro generale, 48 ore dopo la tracheotomia, evidenzia tutti i principali parametri nella norma. Dopo l' intervento in sala operatoria, medici e infermieri specializzati sono molti attenti al controllo della cannula introdotta nella trachea del Papa per migliorare la respirazione, e alla cura della zona del collo che e' stata incisa, per evitare il rischio di infezioni. Date le sue condizioni fisiche, il Pontefice incarica monsignor Leonardo Sandri di recitare in sua vece l'Angelus domenicale dal sagrato di san Pietro. E' la prima volta in oltre 26 anni di pontificato, dall'ottobre 1978, che la preghiera mariana della domenica non ha come protagonista Karol Wojtyla.
28 FEBBRAIO - In una nota il Vaticano manifesta ottimismo sulle condizioni di salute del Papa. Non ci sono ''complicazioni'' dopo la tracheotomia e si registrano ''parametri generali e biologici buoni''. Il Papa inoltre ''si alimenta regolarmente, trascorre qualche ora in poltrona e ha iniziato gli esercizi'' per aiutare la respirazione e il linguaggio.
1 MARZO - Il portavoce vaticano Navarro Valls conferma che il Papa Giovanni Paolo II ha passato la sua quinta notte al Policlinico Gemelli in modo ''tranquillo'' e che ''continua gli esercizi della voce''. Il Pontefice riceve la visita ''di lavoro'' del cardinale Joseph Ratzinger, il quale dice che il Papa e' ''molto presente'', parla e lavora.
4 MARZO - Continua la lenta, progressiva ripresa di Giovanni Paolo II. Il direttore della Sala stampa, Joaquin Navarro, sostiene che l' Angelus sara' come quello della domenica precedente: il Papa partecipera' dando la benedizione con la mano. Il Papa accoglie con ''contentezza'' la notizia della liberazione in Iraq di Giuliana Sgrena e ''ammirato'' per l'''eroico gesto'' di Nicola Calipari, il dirigente del Sismi ucciso durante l'operazione.
7 MARZO - Il portavoce vaticano Joaquin Navarro-Valls comunica che la salute del Papa migliora senza complicazioni e che il Pontefice fa esercizi per riprendere a parlare ma per prudenza deve limitare l'uso della voce.
8 MARZO - Dal calendario delle celebrazioni della settimana santa pubblicato dal Vaticano si apprende che il Papa Giovanni Paolo II concludera' i riti della settimana santa dando la benedizione Urbi et Orbi del mattino di Pasqua. Il Pontefice non ha poi rinunciato a sperare di partecipare alla via crucis del venerdi' santo al Colosseo. Per le altre celebrazioni Papa Woytila decidera' di giorno in giorno se e come parteciparvi. Nel calendario, per la prima volta nel pontificato, per alcuni riti vengono indicati celebranti diversi dal Papa: Camillo Ruini per la messa delle palme, Angelo Sodano per la messa del mattino di Pasqua; Joseph Ratzinger per la veglia della notte.
13 MARZO - Poco dopo mezzogiorno il Papa si affaccia alla finestra chiusa della sua stanza al Gemelli e benedice i fedeli. Intorno alle 18 Giovanni Paolo II lascia il Policlinico Agostino Gemelli per tornare in Vaticano, a bordo di una monovolume grigio chiaro scortato da un corteo di vetture della Citta' del Vaticano. Il Pontefice, seduto accanto all'autista, saluta e benedice la folla che attende nel piazzale antistante il vecchio pronto soccorso del policlinico. Il Papa rivolge piu' volte il proprio saluto alla gente, fedeli e curiosi, ma anche medici e personale sanitario, dal finestrino dell'automobile per meta' abbassato.
16 MARZO - Il Papa si affaccia alla finestra del suo studio su piazza san Pietro e per poco piu' di un minuto benedice la folla, senza parlare e tenendo le labbra chiuse. E' la prima volta che appare in pubblico dopo il ritorno dal Gemelli della domenica scorsa. La convalescenza di papa Wojtyla fa sospendere l'udienza generale del mercoledi'.
20 MARZO - Nella domenica delle Palme, per la prima volta durante il pontificato, Giovanni Paolo II non sale all'altare ma appare alla sua finestra alle 50.000 persone presenti in piazza San Pietro, benedice i giovani che lo chiamano scandendo il suo nome, ma non dice nulla. Il Pontefice ha anche un gesto, probabilmente di insofferenza, prima portandosi la mano al volto e poi dando un colpo al leggio che gli e' di fronte.
26 MARZO - Il Papa, convalescente dopo la tracheotomia, per la prima volta nel suo pontificato non celebra la veglia della notte di Pasqua. Si fa sostituire dal decano del collegio cardinalizio Joseph Ratzinger e segue il rito ''grazie alla televisione'', come dice nel suo messaggio alla veglia e come aveva fatto per tutti gli altri riti della settimana santa. Non si collega con la basilica vaticana ma si rende presente alla messa solenne con un messaggio letto all' inizio della liturgia dal cardinale Ratzinger.

27 MARZO - Nel giorno di Pasqua il Papa si affaccia alla finestra del suo studio ma nonostante gli sforzi non riesce a pronunciare le poche parole della benedizione Urbi et Orbi in latino. Inizia così un percorso di passione che commuove il mondo intero e che innesca una mobilitazione senza precedenti di giornali e tv internazionali.

Il 31 MARZO - Nuovo allarme Le condizioni di salute di Giovanni Paolo II, gia' critiche da alcuni giorni, si aggravano ulteriormente. Il Pontefice viene colpito nel pomeriggio da un'infezione alle vie urinarie che provoca una febbre molto alta, contro la quale viene avviata una terapia antibiotica. Wojtyla viene segnato dai suoi piu' stretti collaboratori con l' olio degli infermi, come gia' avvenuto in altre occasioni. La situazione viene definita da fonti mediche ''allarmante''.
1 APRILE - Poco dopo le sette del mattino il portavoce vaticano Joaquin Navarro Valls annuncia che le condizioni di salute del Santo Padre sono molto gravi ma aggiunge che il Papa e' ''cosciente, lucido e sereno'' e ha concelebrato la Santa Messa. In serata, alle 19, un nuovo aggiornamento affievolisce le speranze: ''le condizioni generali e cardio-respiratorie del Santo Padre si sono ulteriormente aggravate; il respiro e' diventato superficiale; si e' instaurato un quadro clinico di insufficienza cardio-circolatoria e renale; i parametri biologici sono notevolmente compromessi''. Mons. Angelo Comastri, vicario di Giovanni Paolo II per la citta' del Vaticano, apre la veglia di preghiera con il rosario in piazza San Pietro, alla quale partecipano decine di migliaia di fedeli di tutte le eta' e nazionalita'.
1-2 aprile 2005 - Dura poco piu' di 48 ore l'agonia di Giovanni Paolo II: colpito giovedì pomeriggio da uno shock settico che ha provocato un collasso cardiocircolatorio.
2 APRILE - MUORE IL PAPA. All'età di 84 anni Papa Giovanni Paolo II muore alle 21,37 nel suo appartamento privato. L'annuncio della morte viene dato dal portavoce vaticano Joaquin Navarro Valls. Un ''amen'' e' l'ultima parola pronunciata dal pontefice. La notizia della morte del Papa viene comunicata ai fedeli presenti in piazza San Pietro, circa 100 mila, che accolgono la notizia in silenzio. Poi si leva un lungo applauso. In molti piangono, altri guardano la finestra al terzo piano del palazzo apostolico, che e' stata accesa. In piazza San Pietro suona la campana. Il cardinale Angelo Sodano, segretario di stato, intona il de profundis per Giovanni Paolo. Un altro applauso accoglie il termine della preghiera sul sagrato.
Il governo italiano dichiara il lutto nazionale per la durata di tre giorni a partire dal 3 aprile, poi prolungato fino all'8 aprile, giorno dei funerali del Santo Padre. Il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi conclude il suo ricordo di Giovanni Paolo II, trasmesso dalle tv a reti unificate, dicendo che ''l'Italia piange la perdita di un padre, di una persona cara''. ''Il mondo ha perduto un campione della liberta''', commenta il presidente statunitense
George W. Bush. Il premier britannico Tony Blair dice che il Santo Padre, ''attraverso una vita dura e spesso difficile si e' battuto per la giustizia sociale e dalla parte degli oppressi''. ''Profonda emozione'' esprime il presidente francese Jacques Chirac. Il premier spagnolo Jose Luis Rodriguez Zapatero sottolinea che con la morte di Giovanni Paolo II ''l'umanita' si vede privata di un riferimento morale di primo ordine''. Nel messaggio di cordoglio inviato al cardinale Angelo Sodano, segretario di Stato vaticano, il presidente cubano Fidel Castro scrive che ''l'umanita' terra' per sempre con se' un ricordo commosso dell'instancabile lavoro che Sua Santita' Giovanni Paolo II ha sempre compiuto a favore della pace, della giustizia e della solidarietà tra i popoli''.
L'8 APRILE , alle 10, si svolgono i funerali solenni di Giovanni Paolo II. La bara di cipresso col corpo del Papa viene portata a spalle su piazza San Pietro. Sul feretro viene posato il Vangelo. Il cardinale Joseph Ratzinger celebra la funzione e conclude l'omelia dicendo che Giovanni Paolo II ''sta adesso alla finestra della casa del Padre, ci vede e ci benedice''. Tredici applausi, di cui l'ultimo lunghissimo, accompagnano l'omelia, che termina col grido di ''Santo subito'' della folla, richiesta scandita da un battimani a tratti ritmato. Un altro applauso, di 13 minuti, si leva dalla folla al termine della funzione religiosa, assieme a uno sventolio di bandiere, soprattutto bianche e rosse della Polonia. Circa un milione di fedeli assiste a Roma alla cerimonia, 300 mila in Piazza San Pietro, gli altri davanti ai maxischermi allestiti nei punti nevralgici della citta' comprese le basiliche. Sono 200 le delegazioni straniere presenti, tra loro 46 capi di Stato e otto vice-capi, 17 premier, tre principi ereditari, 13 responsabili di organizzazioni come l'Onu, rappresentata da Kofi Annan.
Sono piu' di 90 le televisioni di tutto il mondo collegate per seguire i funerali. Alle 14,20 il Papa Giovanni Paolo II viene tumulato nelle Grotte Vaticane. Sulla bara del Pontefice solo una croce e una targa di bronzo con inciso il nome. Papa Wojtyla riposa in una nicchia, vicino a Cristina di Svezia e di fronte a Carlotta di Cipro.
La mattina del 13 aprile viene aperto l'ingresso alla basilica di San Pietro per permettere ai fedeli di visitare le Grotte vaticane, dove si trova la tomba di Giovanni Paolo II. Al momento dell'apertura la folla in attesa supera i 1.000 fedeli. Quello di Giovanni Paolo II e' stato il terzo pontificato per durata nella storia della Chiesa. Papa Woityla ha guidato la Chiesa dal secondo al terzo millennio, le ha dato una visibilita' senza precedenti, e non solo all'interno del mondo cattolico e religioso, e nel corso dei quasi 27 anni di pontificato, pur in un conservatorismo di fondo nei principi che giudicava collegati alla fede, ha cambiato tradizioni plurisecolari, cambiando, forse per sempre, il modo stesso di essere il Romano Pontefice. Ne sono segno le decine di ''per la prima volta nella storia...'', scritte a proposito della sua vita. Il 263/mo successore di Pietro e' stato il primo papa polacco, il primo nato in un Paese comunista e ad andare oltrecortina; il primo ad aver recitato in pubblico e ad aver lavorato in fabbrica; il primo, dopo gli apostoli, ad entrare in una sinagoga e il primo a parlare in una chiesa protestante; il primo a visitare una moschea e ad andare in un Paese ortodosso; il primo ad aprire un giubileo per un millennio e a visitare il Parlamento italiano; il primo ad assistere ad un concerto rock e ad una partita di calcio; il primo ad essere ferito gravemente in un attentato e ad essere operato in ospedale; colui che ha incontrato piu' persone (17 milioni solo nelle udienze), sul quale si sono scritti piu' libri (quasi 200 all'anno) e del quale sono stati venduti piu' libri e persino un Cd di musica sacra cantata da lui; quello che ha visitato piu' Paesi ed ha proclamato piu' santi e piu' beati.


Nella malattia, nell'agonia, e nella morte, forse troppe luci di comodo si sono accese su Giovanni Paolo II. Proprio sull'uomo che era contro i media massificanti, anche se, gli stessi media e la comunicazione lo hanno reso "popolare", interreligioso e astratto dal suo stesso contesto.
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Messaggio Da MEDIUM Lun 23 Nov 2009, 20:04




PRIMO SALUTO E PRIMA BENEDIZIONE AI
FEDELI


DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO
II


16 ottobre 1978


Sia lodato Gesù Cristo.

Carissimi fratelli e sorelle,

siamo ancora tutti addolorati dopo la morte del nostro amatissimo
Papa Giovanni Paolo I. Ed ecco che gli Eminentissimi Cardinali hanno chiamato un
nuovo vescovo di Roma. Lo hanno chiamato da un paese lontano... lontano, ma
sempre così vicino per la comunione nella fede e nella tradizione cristiana.Ho
avuto paura nel ricevere questa nomina, ma l’ho fatto nello spirito
dell’ubbidienza verso Nostro Signore Gesù Cristo e nella fiducia totale verso la
sua Madre, la Madonna Santissima.

Non so se posso bene spiegarmi nella vostra... nostra lingua
italiana. Se mi sbaglio mi correggerete. E così mi presento a voi tutti, per
confessare la nostra fede comune, la nostra speranza, la nostra fiducia nella
Madre di Cristo e della Chiesa, e anche per incominciare di nuovo su questa
strada della storia e della Chiesa, con l’aiuto di Dio e con l’aiuto degli
uomini.
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Messaggio Da MEDIUM Ven 27 Nov 2009, 17:16

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II
PER L'INIZIO DEL PONTIFICATO
Domenica 22 ottobre 1978

1. “Tu sei il Cristo il Figlio del Dio vivente” (Mt 16,16).
Queste parole ha pronunciato Simone figlio di Giona, nella regione di Cesarea di Filippo. Sì, le ha espresse con la propria lingua, con una profonda, vissuta, sentita convinzione, ma esse non trovano in lui la loro fonte, la loro sorgente: “...perché né la carne né il sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli” (Mt 16,17). Queste erano parole di Fede.
Esse segnano l’inizio della missione di Pietro nella storia della salvezza, nella storia del Popolo di Dio. Da allora, da tale confessione di Fede, la storia sacra della salvezza e del Popolo di Dio doveva acquisire una nuova dimensione: esprimersi nella storica dimensione della Chiesa. Questa dimensione ecclesiale della storia del Popolo di Dio trae le sue origini, nasce infatti da queste parole di Fede e si allaccia all’uomo che le ha pronunciate: “Tu sei Pietro – roccia, pietra – e su di te, come su una pietra, io costruirò la mia Chiesa”.
2. Quest’oggi e in questo luogo bisogna che di nuovo siano pronunciate ed ascoltate le stesse parole: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”.
Sì, Fratelli e Figli, prima di tutto queste parole.
Il loro contenuto dischiude ai nostri occhi il mistero di Dio vivente, mistero che il Figlio conosce e che ci ha avvicinato. Nessuno, infatti, ha avvicinato il Dio vivente agli uomini, nessuno Lo ha rivelato come l’ha fatto solo lui stesso. Nella nostra conoscenza di Dio, nel nostro cammino verso Dio siamo totalmente legati alla potenza di queste parole “Chi vede me, vede pure il Padre”. Colui che è Infinito, inscrutabile, ineffabile si è fatto vicino a noi in Gesù Cristo, il Figlio unigenito, nato da Maria Vergine nella stalla di Betlemme.
– Voi tutti che già avete la inestimabile ventura di credere,
– voi tutti che ancora cercate Dio,
– e pure voi tormentati dal dubbio:
vogliate accogliere ancora una volta – oggi e in questo sacro luogo – le parole pronunciate da Simon Pietro. In quelle parole è la fede della Chiesa. In quelle stesse parole è la nuova verità, anzi, l’ultima e definitiva verità sull’uomo: il figlio del Dio vivente. “Tu sei il Cristo, Figlio del Dio vivente”!
3. Oggi il nuovo Vescovo di Roma inizia solennemente il suo ministero e la missione di Pietro. In questa Città, infatti, Pietro ha espletato e ha compiuto la missione affidatagli dal Signore.
Il Signore si rivolse a lui dicendo: “...quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi” (Gv 21,18).
Pietro è venuto a Roma!
Cosa lo ha guidato e condotto a questa Urbe, cuore dell’Impero Romano, se non l’obbedienza all’ispirazione ricevuta dal Signore? Forse questo pescatore di Galilea non avrebbe voluto venire fin qui. Forse avrebbe preferito restare là, sulle rive del lago di Genesaret, con la sua barca, con le sue reti. Ma, guidato dal Signore, obbediente alla sua ispirazione, è giunto qui!
Secondo un’antica tradizione (che ha trovato anche una sua magnifica espressione letteraria in un romanzo di Henryk Sienkiewicz), durante la persecuzione di Nerone, Pietro voleva abbandonare Roma. Ma il Signore è intervenuto: gli è andato incontro. Pietro si rivolse a lui chiedendo: “Quo vadis, Domine?” (Dove vai, Signore?). E il Signore gli rispose subito: “Vado a Roma per essere crocifisso per la seconda volta”. Pietro tornò a Roma ed è rimasto qui fino alla sua crocifissione.
Sì, Fratelli e Figli, Roma è la Sede di Pietro. Nei secoli gli sono succeduti in questa Sede sempre nuovi Vescovi. Oggi un nuovo Vescovo sale sulla Cattedra Romana di Pietro, un Vescovo pieno di trepidazione, consapevole della sua indegnità. E come non trepidare di fronte alla grandezza di tale chiamata e di fronte alla missione universale di questa Sede Romana?!
Alla Sede di Pietro a Roma sale oggi un Vescovo che non è romano. Un Vescovo che è figlio della Polonia. Ma da questo momento diventa pure lui romano. Sì, romano! Anche perché figlio di una nazione la cui storia, dai suoi primi albori, e le cui millenarie tradizioni sono segnate da un legame vivo, forte, mai interrotto, sentito e vissuto con la Sede di Pietro, una nazione che a questa Sede di Roma è rimasta sempre fedele. Oh, inscrutabile è il disegno della divina Provvidenza!
4. Nei secoli passati, quando il Successore di Pietro prendeva possesso della sua Sede, si deponeva sul suo capo il triregno, la tiara. L’ultimo incoronato è stato Papa Paolo VI nel 1963, il quale, però, dopo il solenne rito di incoronazione non ha mai più usato il triregno lasciando ai suoi Successori la libertà di decidere al riguardo.
Il Papa Giovanni Paolo I, il cui ricordo è così vivo nei nostri cuori, non ha voluto il triregno e oggi non lo vuole il suo Successore. Non è il tempo, infatti, di tornare ad un rito e a quello che, forse ingiustamente, è stato considerato come simbolo del potere temporale dei Papi.
Il nostro tempo ci invita, ci spinge, ci obbliga a guardare il Signore e ad immergere in una umile e devota meditazione del mistero della suprema potestà dello stesso Cristo.
Colui che è nato dalla Vergine Maria, il Figlio del falegname – come si riteneva –, il Figlio del Dio vivente, come ha confessato Pietro, è venuto per fare di tutti noi “un regno di sacerdoti”.
Il Concilio Vaticano II ci ha ricordato il mistero di questa potestà e il fatto che la missione di Cristo – Sacerdote, Profeta-Maestro, Re – continua nella Chiesa. Tutti, tutto il Popolo di Dio è partecipe di questa triplice missione. E forse nel passato si deponeva sul capo del Papa il triregno, quella triplice corona, per esprimere, attraverso tale simbolo, che tutto l’ordine gerarchico della Chiesa di Cristo, tutta la sua “sacra potestà” in essa esercitata non è altro che il servizio, servizio che ha per scopo una sola cosa: che tutto il Popolo di Dio sia partecipe di questa triplice missione di Cristo e rimanga sempre sotto la potestà del Signore, la quale trae le sue origini non dalle potenze di questo mondo, ma dal Padre celeste e dal mistero della Croce e della Risurrezione.
La potestà assoluta e pure dolce e soave del Signore risponde a tutto il profondo dell’uomo, alle sue più elevate aspirazioni di intelletto, di volontà, di cuore. Essa non parla con un linguaggio di forza, ma si esprime nella carità e nella verità.
Il nuovo Successore di Pietro nella Sede di Roma eleva oggi una fervente, umile, fiduciosa preghiera: “O Cristo! Fa’ che io possa diventare ed essere servitore della tua unica potestà! Servitore della tua dolce potestà! Servitore della tua potestà che non conosce il tramonto! Fa’ che io possa essere un servo! Anzi, servo dei tuoi servi”.
5. Fratelli e Sorelle! Non abbiate paura di accogliere Cristo e di accettare la sua potestà!
Aiutate il Papa e tutti quanti vogliono servire Cristo e, con la potestà di Cristo, servire l’uomo e l’umanità intera!
Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo!
Alla sua salvatrice potestà aprite i confini degli Stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo. Non abbiate paura! Cristo sa “cosa è dentro l’uomo”. Solo lui lo sa!
Oggi così spesso l’uomo non sa cosa si porta dentro, nel profondo del suo animo, del suo cuore. Così spesso è incerto del senso della sua vita su questa terra. È invaso dal dubbio che si tramuta in disperazione. Permettete, quindi – vi prego, vi imploro con umiltà e con fiducia – permettete a Cristo di parlare all’uomo. Solo lui ha parole di vita, sì! di vita eterna.
Proprio oggi la Chiesa intera celebra la sua “Giornata Missionaria Mondiale”, prega, cioè, medita, agisce perché le parole di vita del Cristo giungano a tutti gli uomini e siano da essi accolte come messaggio di speranza, di salvezza, di liberazione totale.
6. Ringrazio tutti i presenti che hanno voluto partecipare a questa solenne inaugurazione del ministero del nuovo Successore di Pietro.
Ringrazio di cuore i Capi di Stato, i Rappresentanti delle Autorità, le Delegazioni di Governi per la loro presenza che mi onora tanto.
Grazie a voi, Eminentissimi Cardinali della Santa Chiesa Romana!
Vi ringrazio, diletti Fratelli nell’Episcopato!
Grazie a voi, Sacerdoti!
A voi Sorelle e Fratelli, Religiose e Religiosi degli Ordini e delle Congregazioni! Grazie!
Grazie a voi, Romani!
Grazie ai pellegrini convenuti da tutto il mondo!
Grazie a quanti sono collegati a questo Sacro Rito attraverso la Radio e la Televisione!
7. Do Was sie zwracam umilowani moi Rodacy, Pielgrzymi z Polski, Bracia Biskupi z Waszym Wspanialym Prymasem na czele, Kaplani, Siostry i Bracia polskich Zakonów – do Was, Przedstawiciele Polonii z calego swiata.
A cóz powiedziec do Was, którzy tu przybyliscie z mojego Krakowa, od stolicy sw. Stanislawa, ktorego bylem niegodnym nastepca przez lat czternascie. Coz powiedziec? Wszystko co bym mogl powiedziec bedzie blade w stosunku do tego, co czuje w tej chwili mofe serce. A takze w stosunku do tego, co czuja Wasze serca.
Wiec oszczedzmy slów. Niech pozostanie tylko wielkie milczenie przed Bogiem, ktore jest sama modlitwa.
Prosze Was! Badzcie ze mna! Na Jasnej Gorze i wszedzie! Nie przestawajcie byc z Papiezem, który dzis prosi slowami poety “Matko Boza, co Jasnej bronisz Czestochowy i w Ostrej swiecisz Bramie”!i do Was kieruie te slowa w takiej niezwyklej chwili.
È stato questo un appello ed un invito alla preghiera per il nuovo Papa, appello espresso in lingua polacca. Con lo stesso appello mi rivolgo a tutti i figli ed a tutte le figlie della Chiesa Cattolica. Ricordatemi oggi e sempre nella vostra preghiera.
Aux catholiques des pays de langue française, j’exprime toute mon affection et tout mon dévouement! Et je me permets de compter sur votre soutien filial et sans réserve! Puissiez-vous progresser dans la foi! A ceux qui ne partagent pas cette foi, j’adresse aussi mon salut respectueux et cordial. J’espère que leurs sentiments de bienveillance faciliteront la mission spirituelle qui m’incombe et qui n’est pas sans retentissements sur le bonheur et la paix du monde!
To all of you who speak English I offer in the name of Christ a cordial greeting. I count on the support of your prayers and your good will in carrying out my mission of service to the Church and mankind. May Christ give you his grace and his peace, overturning the barriers of division and making all things one in him.
Einen herzlichen Gruss richte ich an die hier anwesenden Vertreter und alle Menschen aus den Ländern deutscher Sprache. Verschiedene Male – und erst kürzlich durch meinen Besuch in der Bundersrepublik Deutschland – hatte ich Gelegenheit, das segensreiche Wirken der Kirche und Ihrer Gläubigen persönlich kennen und Schätzen zu lernen. Lassen Sie Ihren opferbereiten Einsatz für Christus auch weiterhin fruchtbar werden für die grossen Anliegen und Note der Kirche in aller Welt. Darum bitte ich Sie und empfehle meinen neuen apostolischen Dienst auch Ihrem besonderen Gebet.
Mi pensamiento se dirige ahora hacia el mundo de la lengua española, una porción tan considerable de la Iglesia de Cristo. A vosotros, Hermanos e hijos queridos, llegue en este momento solemne el afectuoso saludo del nuevo Papa. Unidos por los vínculos de una común fe católica, sed fieles a vuestra tradición cristiana, hecha vida en un clima cada vez más justo y solidario, mantened vuestra conocida cercanía al Vicario de Cristo y cultivad intensamente la devoción a nuestra Madre, María Santísima.
Irmaos e Filhos de língua portuguesa: como “servo dos servos de Deus”, eu vos saúdo afectuosamente no Senhor. Abenoando-vos, confio na caridade da vossa oraao, e na vossa fidelidade para viverdes sempre a mensagem deste dia e deste rito: “Tu és o Cristo, o Filho de Deus vivo!”.
[Omissis, testo in lingua russa]
Apro il cuore a tutti i Fratelli delle Chiese e delle Comunità Cristiane, salutando, in particolare, voi che qui siete presenti, nell’attesa del prossimo incontro personale; ma fin d’ora vi esprimo sincero apprezzamento per aver voluto assistere a questo solenne rito.
E ancora mi rivolgo a tutti gli uomini, ad ogni uomo (e con quale venerazione l’apostolo di Cristo deve pronunciare questa parola: uomo!).
Pregate per me!
Aiutatemi perché io vi possa servire! Amen.
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Messaggio Da MEDIUM Gio 03 Dic 2009, 21:21

Ma la storia di Giovanni Paolo II non interessa a nessuno?
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Messaggio Da corale Dom 01 Mag 2011, 12:39




Un Wojtyla gigante per i giovani


Il ministero della Gioventù dedica a Giovanni Paolo II, "il Papa che seppe farsi giovane tra i giovani", una gigantografia.


01/05/2011
La gigantografia dedicata a papa Wojtyla dal ministero della Gioventù.“A Dio”. Due semplici parole che accompagnano la gigantografia di Giovanni Paolo II esposta da stamani alle finestre del ministero della Gioventù che si affacciano su piazza Colonna. Sono l’omaggio da parte del ministero al pontefice che più di ogni altro nella storia della Chiesa ha saputo farsi giovane tra i giovani, dedicando alle nuove generazioni pagine importanti del suo servizio pastorale.

«Nei giorni in cui si celebra la beatificazione di Giovanni Paolo II", dice il ministro Giorgia Meloni, "è doveroso ricordare la sua costante attenzione ai giovani, che furono al centro dei suoi pensieri e delle sue azioni durante tutto il suo pontificato, e lo ricambiarono con enorme affetto e grande vicinanza». E proprio ai giovani Karol Wojtyla rivolse quelle che furono probabilmente le sue ultime parole: «Vi ho cercato, adesso voi siete venuti da me, e per questo vi ringrazio».


EVVIVA IL PAPA DEI GIOVANI
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Messaggio Da annamaria Dom 01 Mag 2011, 13:08



01/05/2011 - IL PONTEFICE CELEBRA LA MESSA DI BEATIFICAZIONE A 6 ANNI DAL FUNERALELa commozione di Benedetto XVI:
"Papa Wojtyla profumava di santità"

Papa Ratzinger insieme a suor Tobiana, per 27 anni al servizio nell’appartamento papale, e suor Marie Simon-Pierre, la cui guarigione dal Parkinson ha aperto la via della beatificazione
In piazza San Pietro un applauso che non finiva mai


A San Pietro l'omelia di Ratzinger
«Era un gigante che ha orientato
la politica e la cultura al Signore»


CITTA' DEL VATICANO
"Il giorno atteso è arrivato, è arrivato presto, perché così è piaciuto al Signore: Giovanni Paolo II è beato!". È commosso Benedetto XVI mentre ricorda, tra gli applausi della folla stipata fino all’inverosimile in piazza San Pietro e nei dintorni, il predecessore che oggi, ad appena sei anni dalla morte, sta elevando agli altari. Lui, da decano del collegio cardinalizio, ne aveva celebrato i funerali. "Già in quel giorno – dice – noi sentivamo aleggiare il profumo della sua santità, e il popolo di Dio ha manifestato in molti modi la sua venerazione per lui. Per questo ho voluto che, nel doveroso rispetto della normativa della Chiesa, la sua causa di beatificazione potesse procedere con discreta celerità".

"La beatitudine eterna di Giovanni Paolo II – ha aggiunto Papa Ratzinger – che oggi la Chiesa ha la gioia di proclamare, sta tutta dentro queste parole di Cristo: ‘Beato sei tu, Simone’ e ‘Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!’. La beatitudine della fede, che anche Giovanni Paolo II ha ricevuto in dono da Dio Padre, per l’edificazione della Chiesa di Cristo".

Benedetto XVI ha ricordato che Wojtyla ha sottolineato "con forza" durante i quasi 27 anni di pontificato "la vocazione universale alla misura alta della vita cristiana, alla santità, come afferma la Costituzione conciliare Lumen gentium sulla Chiesa". Quindi ha citato le parole che nel testamento Giovanni Paolo II ha dedicato al Concilio: "Desidero ancora una volta esprimere gratitudine allo Spirito Santo per il grande dono del Concilio Vaticano II, al quale insieme con l’intera Chiesa – e soprattutto con l’intero episcopato – mi sento debitore. Sono convinto che ancora a lungo sarà dato alle nuove generazioni di attingere alle ricchezze che questo Concilio del XX secolo ci ha elargito. Come vescovo che ha partecipato all’evento conciliare dal primo all’ultimo giorno, desidero affidare questo grande patrimonio a tutti coloro che sono e saranno in futuro chiamati a realizzarlo. Per parte mia ringrazio l’eterno Pastore che mi ha permesso di servire questa grandissima causa nel corso di tutti gli anni del mio pontificato". E qual è questa "causa", si è chiesto Ratzinger? È la stessa che Giovanni Paolo II "ha enunciato nella sua prima messa solenne in Piazza San Pietro, con le memorabili parole: ‘Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo!’. Quello che il neo-eletto Papa chiedeva a tutti, egli stesso lo ha fatto per primo: ha aperto a Cristo la società, la cultura, i sistemi politici ed economici, invertendo con la forza di un gigante – forza che gli veniva da Dio – una tendenza che poteva sembrare irreversibile".

Benedetto XVI ha quindi pronunciato qualche parola in polacco, ricordando come Wojtyla abbia aiutato "i cristiani di tutto il mondo a non avere paura di dirsi cristiani, di appartenere alla Chiesa, di parlare del Vangelo. In una parola: ci ha aiutato a non avere paura della verità, perché la verità è garanzia di libertà".

"Ci ha ridato la forza – ha continuato, riprendendo a parlare in italiano – di credere in Cristo, perché Cristo è Redemptor hominis, Redentore dell’uomo: il tema della sua prima enciclica e il filo conduttore di tutte le altre. Karol Wojtyła salì al soglio di Pietro portando con sé la sua profonda riflessione sul confronto tra il marxismo e il cristianesimo, incentrato sull’uomo. Il suo messaggio è stato questo: l’uomo è la via della Chiesa, e Cristo è la via dell’uomo. Con questo messaggio, che è la grande eredità del Concilio Vaticano II e del suo ‘timoniere’ il servo di Dio Papa Paolo VI, Giovanni Paolo II ha guidato il popolo di Dio a varcare la soglia del Terzo Millennio".

Il Papa ha ricordato come Wojtyla abbia dato al cristianesimo "un rinnovato orientamento al futuro, il futuro di Dio, trascendente rispetto alla storia, ma che pure incide sulla storia. Quella carica di speranza che era stata ceduta in qualche modo al marxismo e all’ideologia del progresso, egli l’ha legittimamente rivendicata al cristianesimo, restituendole la fisionomia autentica della speranza, da vivere nella storia con uno spirito di ‘avvento’, in un’esistenza personale e comunitaria orientata a Cristo, pienezza dell’uomo e compimento delle sue attese di giustizia e di pace".

Benedetto XVI ha voluto riservare le ultime parole dell’omelia a un suo ricordo personale. "Vorrei infine rendere grazie a Dio anche per la personale esperienza che mi ha concesso, di collaborare a lungo con il beato Papa Giovanni Paolo II. Già prima avevo avuto modo di conoscerlo e di stimarlo, ma dal 1982, quando mi chiamò a Roma come Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, per 23 anni ho potuto stargli vicino e venerare sempre più la sua persona. Il mio servizio è stato sostenuto dalla sua profondità spirituale, dalla ricchezza delle sue intuizioni. L’esempio della sua preghiera mi ha sempre colpito ed edificato: egli si immergeva nell’incontro con Dio, pur in mezzo alle molteplici incombenze del suo ministero. E poi la sua testimonianza nella sofferenza: il Signore lo ha spogliato pian piano di tutto, ma egli è rimasto sempre una ‘roccia’, come Cristo lo ha voluto. La sua profonda umiltà, radicata nell’intima unione con Cristo, gli ha permesso di continuare a guidare la Chiesa e a dare al mondo un messaggio ancora più eloquente proprio nel tempo in cui le forze fisiche gli venivano meno. Così egli ha realizzato in modo straordinario la vocazione di ogni sacerdote e vescovo: diventare un tutt’uno con quel Gesù, che quotidianamente riceve e offre nell’eucaristia. Beato te, amato Papa Giovanni Paolo II, perché hai creduto! Continua – ti preghiamo – a sostenere dal cielo la fede del popolo di Dio. Amen".


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Messaggio Da minerva Dom 01 Mag 2011, 20:35

« Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo! Alla sua salvatrice potestà aprite i confini degli stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo. Non abbiate paura!

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PAPA  GIOVANNI PAOLO II Empty Re: PAPA GIOVANNI PAOLO II

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