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La cultura Buterese del passato...
[Devi essere iscritto e connesso per vedere questa immagine]Salve a tutti...Mi sembra interessante aprire un topic che attenzioni la cultura tipica Buterese del passato...Se avete delle informazioni utili o delle testimonianza scrivete pure...Salutammu...
Qui di seguito troverete una spiegazione di com'era l'alimentazione nela passato dei Buteresi...
Qui di seguito troverete una spiegazione di com'era l'alimentazione nela passato dei Buteresi...
ALIMENTAZIONE
L’alimentazione era prevalentemente farinacea. La parte principale del vitto è costituita dal pane. Comune è l’uso della pasta, che viene preparata in casa, «pasta di casa», o comperata alla bottega, «pasta di cuonzu». In casa si preparano gli gnocchi, la «tagliarina», specie di tagliatelle, i maccheroni, le lasagne. La «tagliarina» e gli gnocchi vengono per lo più cucinati con cavoli o conditi con una specie di purè di fave, «maccu», o con lenticchie. I maccheroni, come le lasagne, vengono conditi con sugo di pomodoro o con aglio crudo grattugiato ed olio d’oliva, «lasagne o maccheroni a la carrittera». Nel mese di maggio si fa abbondante uso di legumi freschi. La carne, tranne che per Natale o per qualche altra festa principale, in cui viene comprata a chili, rimane generalmente lontana dalla tavola dei nostri contadini. Il maiale viene allevato quasi sempre per essere venduto, le galline sono curate dalla massaie per il lucro delle uova e per servirsene durante le malattie. In inverno il contadino fa tre pasti al giorno, due a sacco in campagna e un terzo, il principale, la sera al ritorno. La sera, tutta la famiglia si riunisce attorno alla tavola, sulla quale stanno uno o due enormi piatti, «li tazzi», piene di minestra, spesso «tagliarina», e diversi componenti mangiano in unico piatto. In genere, presso i contadini, non si va al di là della pasta che in occasione delle feste. In estate, nei giorni in cui il contadino lavora 16 ore su 24, i pasti ascendono a cinque: spuntino, colazione, pranzo, merenda e cena. Lo spuntino si fa prima di mettersi al lavoro, la colazione dopo circa tre ore, il pranzo verso mezzogiorno, la merenda verso le ore 17 e la cena a sera. Tutti i pasti sono frugalissimi. A base di essi rimane generalmente il pane. Il companatico è comunemente costituito da olive, cipolle, formaggio o frutta. Nei periodi della mietitura e della trebbiatura, durante i pasti, si fanno anche larghe bevute di vino. All’inizio di ogni pasto è d’uso segnarsi e dare il «sa benedica» ai genitori ed ai più anziani. Il pane, come abbiamo già detto, rimane alla base dell’alimentazione dei nostri contadini. Esso non deve essere mai posato al rovescio e, se intero, prima di tagliarlo, si deve segnare col coltello una croce sul rovescio e baciarlo. Secondo il Toschi, l’uso di non posare mai il pane al rovescio sulla tavola potrebbe essere derivato dal fatto che sul diritto vi è tracciata una croce, anche quando su questa parte vi è tracciata una palma o si trova l’impronta della chiave, il pane non si posa mai al rovescio. Il pane presenta delle particolari caratteristiche. Diversamente che nei paesi viciniori, esso assume le forme più differenti. Viene impastato in casa con farina di frumento duro. Preparata la farina, nella madia, «la maiddra», la massaia vi scioglie il lievito. Indi va aggiungendo acqua fino a che non si formi un unico pastone, che, avvolto con ampia tovaglia, essa mette sulla testa e porta dal fornaio. Quivi il pane viene gramolato, «scanatu». Il pastone viene diviso in parti uguali, dalle quali si formano i pani delle diverse forme: «chichiri», «chichireddra», a «purciddrati», a «cruci», a «cuoculi», ecc. Ciascun pane viene segnato, col disegno di una croce, una palma, o con la chiave di casa o del cassone nuziale, per distinguerlo da quello di altre famiglie. Nelle feste, la parte superiore di ciascun pane viene inumidita con uovo sbattuto e cosparsa di semi di papavero, «paparina», o di sesamo, «giuggiulena». Indi si mette su delle tavole, si copre con panni e si fa lievitare. Dopo di che si mette a cuocere dentro il forno ben riscaldato, «famiatu». Le diverse fasi della lavorazione del pane sono intercalate da comuni preghiere. Qualche volta la cottura del pane non riesce. Esso allora si dice "passatu", se è stato infornato dopo che era arrivato al punto preciso; si dice «aimu» se, al contrario, esso è stato infornato prima. In quest’ultimo caso il pane fila ed ha sapore disgustoso. In estate il pane si fa «caddriatu». La «caddriata» si fa conficcando alternativamente e con forza le pugna strette nella massa impastata, perché il pane ne risulti ben lavorato. Il pane gramolato è conosciuto nei paesi viciniori anche per le forme caratteristiche e per la lavorazione. Spesso piace mangiarlo anche senza alcun companatico. Quando il pane viene a mancare, le massaie prendono un po’ di pasta non lievitata, la schiacciano e fanno i «cuddriruna» di forma rotonda che possono cuocere, oltre che nel forno, anche sulla brace. Qualche volta, specie nei mesi estivi, fanno una specie di focaccia, detta «fuata». A Natale si fanno i buccellati, «purciddrata», che sono i comuni «chichiri» delle feste, ripieni di mandorle e fichi secchi tagliuzzati e precedentemente bolliti con garofano, pepe e cannella. Per l’Immacolata, tradizionali sono i «muffuletta», che vengono preparati con pasta «caddriata», conditi con anice, «cimini dunci», ed hanno bisogno di una particolare lievitazione.
L’alimentazione era prevalentemente farinacea. La parte principale del vitto è costituita dal pane. Comune è l’uso della pasta, che viene preparata in casa, «pasta di casa», o comperata alla bottega, «pasta di cuonzu». In casa si preparano gli gnocchi, la «tagliarina», specie di tagliatelle, i maccheroni, le lasagne. La «tagliarina» e gli gnocchi vengono per lo più cucinati con cavoli o conditi con una specie di purè di fave, «maccu», o con lenticchie. I maccheroni, come le lasagne, vengono conditi con sugo di pomodoro o con aglio crudo grattugiato ed olio d’oliva, «lasagne o maccheroni a la carrittera». Nel mese di maggio si fa abbondante uso di legumi freschi. La carne, tranne che per Natale o per qualche altra festa principale, in cui viene comprata a chili, rimane generalmente lontana dalla tavola dei nostri contadini. Il maiale viene allevato quasi sempre per essere venduto, le galline sono curate dalla massaie per il lucro delle uova e per servirsene durante le malattie. In inverno il contadino fa tre pasti al giorno, due a sacco in campagna e un terzo, il principale, la sera al ritorno. La sera, tutta la famiglia si riunisce attorno alla tavola, sulla quale stanno uno o due enormi piatti, «li tazzi», piene di minestra, spesso «tagliarina», e diversi componenti mangiano in unico piatto. In genere, presso i contadini, non si va al di là della pasta che in occasione delle feste. In estate, nei giorni in cui il contadino lavora 16 ore su 24, i pasti ascendono a cinque: spuntino, colazione, pranzo, merenda e cena. Lo spuntino si fa prima di mettersi al lavoro, la colazione dopo circa tre ore, il pranzo verso mezzogiorno, la merenda verso le ore 17 e la cena a sera. Tutti i pasti sono frugalissimi. A base di essi rimane generalmente il pane. Il companatico è comunemente costituito da olive, cipolle, formaggio o frutta. Nei periodi della mietitura e della trebbiatura, durante i pasti, si fanno anche larghe bevute di vino. All’inizio di ogni pasto è d’uso segnarsi e dare il «sa benedica» ai genitori ed ai più anziani. Il pane, come abbiamo già detto, rimane alla base dell’alimentazione dei nostri contadini. Esso non deve essere mai posato al rovescio e, se intero, prima di tagliarlo, si deve segnare col coltello una croce sul rovescio e baciarlo. Secondo il Toschi, l’uso di non posare mai il pane al rovescio sulla tavola potrebbe essere derivato dal fatto che sul diritto vi è tracciata una croce, anche quando su questa parte vi è tracciata una palma o si trova l’impronta della chiave, il pane non si posa mai al rovescio. Il pane presenta delle particolari caratteristiche. Diversamente che nei paesi viciniori, esso assume le forme più differenti. Viene impastato in casa con farina di frumento duro. Preparata la farina, nella madia, «la maiddra», la massaia vi scioglie il lievito. Indi va aggiungendo acqua fino a che non si formi un unico pastone, che, avvolto con ampia tovaglia, essa mette sulla testa e porta dal fornaio. Quivi il pane viene gramolato, «scanatu». Il pastone viene diviso in parti uguali, dalle quali si formano i pani delle diverse forme: «chichiri», «chichireddra», a «purciddrati», a «cruci», a «cuoculi», ecc. Ciascun pane viene segnato, col disegno di una croce, una palma, o con la chiave di casa o del cassone nuziale, per distinguerlo da quello di altre famiglie. Nelle feste, la parte superiore di ciascun pane viene inumidita con uovo sbattuto e cosparsa di semi di papavero, «paparina», o di sesamo, «giuggiulena». Indi si mette su delle tavole, si copre con panni e si fa lievitare. Dopo di che si mette a cuocere dentro il forno ben riscaldato, «famiatu». Le diverse fasi della lavorazione del pane sono intercalate da comuni preghiere. Qualche volta la cottura del pane non riesce. Esso allora si dice "passatu", se è stato infornato dopo che era arrivato al punto preciso; si dice «aimu» se, al contrario, esso è stato infornato prima. In quest’ultimo caso il pane fila ed ha sapore disgustoso. In estate il pane si fa «caddriatu». La «caddriata» si fa conficcando alternativamente e con forza le pugna strette nella massa impastata, perché il pane ne risulti ben lavorato. Il pane gramolato è conosciuto nei paesi viciniori anche per le forme caratteristiche e per la lavorazione. Spesso piace mangiarlo anche senza alcun companatico. Quando il pane viene a mancare, le massaie prendono un po’ di pasta non lievitata, la schiacciano e fanno i «cuddriruna» di forma rotonda che possono cuocere, oltre che nel forno, anche sulla brace. Qualche volta, specie nei mesi estivi, fanno una specie di focaccia, detta «fuata». A Natale si fanno i buccellati, «purciddrata», che sono i comuni «chichiri» delle feste, ripieni di mandorle e fichi secchi tagliuzzati e precedentemente bolliti con garofano, pepe e cannella. Per l’Immacolata, tradizionali sono i «muffuletta», che vengono preparati con pasta «caddriata», conditi con anice, «cimini dunci», ed hanno bisogno di una particolare lievitazione.
Pinofloyd- Utente semplice
-
Numero di messaggi : 249
Età : 54
Località : Terranova
Data d'iscrizione : 26.07.08
Re: La cultura Buterese del passato...
Ciao,secondo te è giusto che i nostri anziani debbano cercare di adeguarsi alla nostra alimentazione " MODERNA " sol perchè le figlie hanno poco tempo nel preparare le cose buone di un tempo,magari PASTA E CECI ?
keoma2000-
Numero di messaggi : 15
Età : 65
Località : gela
Data d'iscrizione : 18.10.08
Re: La cultura Buterese del passato...
Grazie keoma per aver portato in evidenza un argomento aperto da pinofloyd.
Un argomento molto importante
Un argomento molto importante
Re: La cultura Buterese del passato...
Come dice keoma gli anziani sono molto delicati ed anno bisogno di una alimentazione li roro gusto.
Prima cioe' in passato cosa c'era nulla si mangiavano anche il pane con la cipolla.
Mi ricordo quando ero piccolo mio nonno mi tagliava il pane e mi diceva u vuoi cu l'allustru o co scuro,
io non capivo cosa significasse e lui mi diceva che in tempi l'oro si mangiava cosi'.
Chiddu cu l'allustru era il pane tagliato sottilissimo che se tu lo guardi in contro luce si vede.
Invece quello con il buio era tagliato piu' grosso
Prima cioe' in passato cosa c'era nulla si mangiavano anche il pane con la cipolla.
Mi ricordo quando ero piccolo mio nonno mi tagliava il pane e mi diceva u vuoi cu l'allustru o co scuro,
io non capivo cosa significasse e lui mi diceva che in tempi l'oro si mangiava cosi'.
Chiddu cu l'allustru era il pane tagliato sottilissimo che se tu lo guardi in contro luce si vede.
Invece quello con il buio era tagliato piu' grosso
ZioPino- Utente semplice
-
Numero di messaggi : 245
Età : 43
Località : germania
Data d'iscrizione : 27.07.08
Re: La cultura Buterese del passato...
Che bei ricordi con i nostri nonni
diavoletto- Moderatore
-
Numero di messaggi : 238
Età : 44
Località : butera
Data d'iscrizione : 25.07.08
Re: La cultura Buterese del passato...
Gli anziani non per niente anziani sono e saranno sempre più saggi di noi in tutte le cose.
L'alimentazione sana o per definizione "povera", pasta e legumi, verdure cereali accompagnata di tanta frutta è la dieta ideale per un mangiar sano.
Anche in antichità si tramandava questo cibo sia per le necessità di allora sia perchè era ricca di proteine e vitamine e non di grassi animali che sono nocive se consumati in gran quantità dal nostro organismo.
L'alimentazione sana o per definizione "povera", pasta e legumi, verdure cereali accompagnata di tanta frutta è la dieta ideale per un mangiar sano.
Anche in antichità si tramandava questo cibo sia per le necessità di allora sia perchè era ricca di proteine e vitamine e non di grassi animali che sono nocive se consumati in gran quantità dal nostro organismo.
Elo Kit- Moderatore
-
Numero di messaggi : 707
Età : 84
Località : Mazzarino
Data d'iscrizione : 18.10.08
Re: La cultura Buterese del passato...
Concordo in pieno con keoma,non è giusto obbligare ( in un certo senso ) gli anziani a mangiare le porcherie che mangiamo noi.
Oggi non abbiamo più voglia di cucinare cibi che per la cottura deve passare più di un'ora,la verdura è troppo impegnativa e riallacciandomi a Salvatore,si preferisce le patatine fritte,un uovo ,scatolette o frittate,cerchiamo invece di fare una buona alimentazione,A CICORIA .....................
Oggi non abbiamo più voglia di cucinare cibi che per la cottura deve passare più di un'ora,la verdura è troppo impegnativa e riallacciandomi a Salvatore,si preferisce le patatine fritte,un uovo ,scatolette o frittate,cerchiamo invece di fare una buona alimentazione,A CICORIA .....................
D. Gilmour- Fan
-
Numero di messaggi : 53
Età : 41
Località : Pisa
Data d'iscrizione : 04.08.08
Re: La cultura Buterese del passato...
Viva gli anziani e i loro consigli!!!!
Elo Kit- Moderatore
-
Numero di messaggi : 707
Età : 84
Località : Mazzarino
Data d'iscrizione : 18.10.08
Re: La cultura Buterese del passato...
W i nipoti degli anzianio di Butera che prendono i loro consigli li conservano e li mettono in pratica quando serve.
Elo Kit- Moderatore
-
Numero di messaggi : 707
Età : 84
Località : Mazzarino
Data d'iscrizione : 18.10.08
Re: La cultura Buterese del passato...
Io mi ricordo che le miei nonni si mangiavano le pesce in zuppate con il vino ,e poi accompagnato con
il pane per loro era festa
il pane per loro era festa
Electra69- SUPER UTENTE
-
Numero di messaggi : 607
Età : 55
Località : Gevelsberg (Germania)
Umore : Pensa a chi ti pensa, non pensare a chi non ti pensa, perchè chi ti pensa pèuo pensare che non lo pensi.. Pensaci!
Data d'iscrizione : 30.07.08
Re: La cultura Buterese del passato...
Si è una tradizione alimentare che ancora oggi molti la praticano.
Elo Kit- Moderatore
-
Numero di messaggi : 707
Età : 84
Località : Mazzarino
Data d'iscrizione : 18.10.08
Re: La cultura Buterese del passato...
Sapreste rispondere e dirmi cos è la bummagine?
(termine Buterese)
(termine Buterese)
Elo Kit- Moderatore
-
Numero di messaggi : 707
Età : 84
Località : Mazzarino
Data d'iscrizione : 18.10.08
Re: La cultura Buterese del passato...
Oppure a scapulara?
Elo Kit- Moderatore
-
Numero di messaggi : 707
Età : 84
Località : Mazzarino
Data d'iscrizione : 18.10.08
Re: La cultura Buterese del passato...
Simo gia' quasi al nuovo anno.
Mi ricordo quando ero piccolo che appena arrivati alle 23:00 di sera nessuno usciva perche' c'era la paura che qualcosa ti arrivava in testa.
Per le vie di butera dalle finestre si buttavano piatti , bicchieri per salutare il vecchio anno.
Mi ricordo quando ero piccolo che appena arrivati alle 23:00 di sera nessuno usciva perche' c'era la paura che qualcosa ti arrivava in testa.
Per le vie di butera dalle finestre si buttavano piatti , bicchieri per salutare il vecchio anno.
minerva- Amministratori
-
Numero di messaggi : 2637
Età : 50
Località : butera
Data d'iscrizione : 01.12.08
Re: La cultura Buterese del passato...
Salve a tutti volevo continuare la discussione introducendo un'altro elemento importante della nostra cultura Buterese del passato... L'ABBIGLIAMENTO
L’abbigliamento, sebbene lentamente, subisce l’influenza della moda. Quelli che vestono secondo l’antica foggia sono i vecchi contadini. Essi portano ancora un berretto di lana nera leggerissima, "la birritta", che cade con la punta sull’orecchio sinistro o all’indietro. La giacca, «la bunaca», è di velluto rigato o liscio. I pantaloni sono anch’essi di velluto. Calzano stivali che arrivano fino al ginocchio. La camicia è di lino o di cotone, molto spesso sfornita di cravatta. D’inverno portano pesanti «cappucci» di panno, foderati internamente di lana verde o rossa. L’abbigliamento delle contadine anziane ha molto dell’antico. Esse ravvivano i capelli con acqua e un po’ d’olio d’oliva, li raccolgono in un fascio all’occipite con un laccio, «lu ‘ntrizzaturi», e li attorcigliano, formando un grosso nodo, «lu tuppu». Coprono il capo con un fazzoletto, «muccaturi di ‘intesta», che annodano sotto il mento. Esso è generalmente bianco. Portano un bustino, raramente ornato di stecche di balena, d’acciaio o di legno. Le gonne, lunghe sino ai calcagni, sono arricciate e strette alla vita, e larghe cinque «fersi»’. Alla vita legano una specie di grembiule, «lu fadali», che arriva sino alle caviglie. Le calze sono di cotone di vario colore e ricamate. Le mogli di «burgisi» calzano «stivaletti». Fuori di casa, coprono la testa e le spalle con la «mantillina» nera. Una volta, nei giorni feriali, usavano portare la «mantillina» di lino, tessuta in casa. Tutte le donne portano orecchini d’oro delle forme più varie. I più diffusi sono quelli a forma di ampi e pesanti cerchietti. Orecchini più piccoli, «vini», venivano anche portati dagli uomini sino alla fine del secolo scorso
L’abbigliamento, sebbene lentamente, subisce l’influenza della moda. Quelli che vestono secondo l’antica foggia sono i vecchi contadini. Essi portano ancora un berretto di lana nera leggerissima, "la birritta", che cade con la punta sull’orecchio sinistro o all’indietro. La giacca, «la bunaca», è di velluto rigato o liscio. I pantaloni sono anch’essi di velluto. Calzano stivali che arrivano fino al ginocchio. La camicia è di lino o di cotone, molto spesso sfornita di cravatta. D’inverno portano pesanti «cappucci» di panno, foderati internamente di lana verde o rossa. L’abbigliamento delle contadine anziane ha molto dell’antico. Esse ravvivano i capelli con acqua e un po’ d’olio d’oliva, li raccolgono in un fascio all’occipite con un laccio, «lu ‘ntrizzaturi», e li attorcigliano, formando un grosso nodo, «lu tuppu». Coprono il capo con un fazzoletto, «muccaturi di ‘intesta», che annodano sotto il mento. Esso è generalmente bianco. Portano un bustino, raramente ornato di stecche di balena, d’acciaio o di legno. Le gonne, lunghe sino ai calcagni, sono arricciate e strette alla vita, e larghe cinque «fersi»’. Alla vita legano una specie di grembiule, «lu fadali», che arriva sino alle caviglie. Le calze sono di cotone di vario colore e ricamate. Le mogli di «burgisi» calzano «stivaletti». Fuori di casa, coprono la testa e le spalle con la «mantillina» nera. Una volta, nei giorni feriali, usavano portare la «mantillina» di lino, tessuta in casa. Tutte le donne portano orecchini d’oro delle forme più varie. I più diffusi sono quelli a forma di ampi e pesanti cerchietti. Orecchini più piccoli, «vini», venivano anche portati dagli uomini sino alla fine del secolo scorso
Pinofloyd- Utente semplice
-
Numero di messaggi : 249
Età : 54
Località : Terranova
Data d'iscrizione : 26.07.08
Re: La cultura Buterese del passato...
La ricotta è un formaggio fresco ricavato dal latte di pecora o di mucca. Il suo nome deriva dal fatto che i suoi ingredienti base sono “cotti due volte”. Può esser consumata in molteplici modi: come pietanza singola, come base di dolci come i ravioli fritti, le cassate pasquali ed i cannoli e di primi piatti come le focacce di ricotta e salsiccia o di pietanze come le frittate o semplicemente come condimento per i primi piatti come la famosa “pasta alla norma” che richiede necessariamente una spolverata di ricotta salata, preparata come la ricotta fresca ma senza sale che poi è aggiunto dopo due giorni.
La preparazione della ricotta è molto particolare e si attua quasi tutto l'anno, con l'esclusione dei due mesi estivi più caldi
La preparazione della ricotta è molto particolare e si attua quasi tutto l'anno, con l'esclusione dei due mesi estivi più caldi
MEDIUM- Super collaboratore
-
Numero di messaggi : 2185
Età : 64
Località : milano
Data d'iscrizione : 07.02.09
Re: La cultura Buterese del passato...
scusate se metto la mia opinione io , nn avrei messo la Cultura Butere del passato.. ma soltanto LA CULTURA BUTERESE (magari cambiate il topic? ).
la cultura si dimentica o si vuole cambiare?
pasta con il miele, i nucatuli ecc credo sono presente nelle feste? ho sbaglio?
se ancora si usano le tradizione e sempre attuale la cultura passata e chi vuole dimenticarla? io no di certo anche se si fa fatica a fare certe feste tipo 50 anni fá.
CMQ senza cultura nn potrebbe esiste la popolazione Buterese .
la cultura si dimentica o si vuole cambiare?
pasta con il miele, i nucatuli ecc credo sono presente nelle feste? ho sbaglio?
se ancora si usano le tradizione e sempre attuale la cultura passata e chi vuole dimenticarla? io no di certo anche se si fa fatica a fare certe feste tipo 50 anni fá.
CMQ senza cultura nn potrebbe esiste la popolazione Buterese .
D_elegado- Team Bov Tv
-
Numero di messaggi : 2639
Età : 101
Località : Persona del mondo
Umore : Laggiú ho lasciato i miei ricordi... mentre io scrivo ...i pensieri vanno ,vengono e certe volte ritornano...
Data d'iscrizione : 07.02.09
Re: La cultura Buterese del passato...
MENOMALE CHE A BUTERA ANCORA CI SONO LE TRADIZIONE SPECIALMENTE PER S. GIUSEPPE
minerva- Amministratori
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Numero di messaggi : 2637
Età : 50
Località : butera
Data d'iscrizione : 01.12.08
Re: La cultura Buterese del passato...
Le tradizioni fanno la storia di ogni paese ed è bello poterli portare avanti negli anni e tramantarli ai nostri figli.
Perla Nera- Utente semplice
-
Numero di messaggi : 199
Età : 51
Località : Butera
Data d'iscrizione : 21.10.08
Re: La cultura Buterese del passato...
Anche io porto avanti qui in germania le vecchie traduzioni Buteresi ,come me l'ha insegnato mia mamma....ed io cerco di portarli avanti.
Electra69- SUPER UTENTE
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Numero di messaggi : 607
Età : 55
Località : Gevelsberg (Germania)
Umore : Pensa a chi ti pensa, non pensare a chi non ti pensa, perchè chi ti pensa pèuo pensare che non lo pensi.. Pensaci!
Data d'iscrizione : 30.07.08
Re: La cultura Buterese del passato...
Brava Electra.... sono queste le tradizione da portare nel tempo..
le tradizione che poi sono le migliore se guardiamo il cosi detto mangiare dei poveri? era ed È ancora oggi il migliore xché é genuino e tutti vorrebbero imitarlo nei vari ristorante di lusso...
mentre nei paesi cé vita e salute.
le tradizione che poi sono le migliore se guardiamo il cosi detto mangiare dei poveri? era ed È ancora oggi il migliore xché é genuino e tutti vorrebbero imitarlo nei vari ristorante di lusso...
mentre nei paesi cé vita e salute.
D_elegado- Team Bov Tv
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Numero di messaggi : 2639
Età : 101
Località : Persona del mondo
Umore : Laggiú ho lasciato i miei ricordi... mentre io scrivo ...i pensieri vanno ,vengono e certe volte ritornano...
Data d'iscrizione : 07.02.09
minerva- Amministratori
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Numero di messaggi : 2637
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Electra69- SUPER UTENTE
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Numero di messaggi : 607
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Umore : Pensa a chi ti pensa, non pensare a chi non ti pensa, perchè chi ti pensa pèuo pensare che non lo pensi.. Pensaci!
Data d'iscrizione : 30.07.08
Re: La cultura Buterese del passato...
tra poco arrivano i munnulichiii e quande neho mangiato ..
la prima volta che sono andato a prenderli da solo avevo cinque anni..
ora ci amndrei di nuovo ... ma a vederli racoglierli e poi mangiarli ahahahah
la prima volta che sono andato a prenderli da solo avevo cinque anni..
ora ci amndrei di nuovo ... ma a vederli racoglierli e poi mangiarli ahahahah
D_elegado- Team Bov Tv
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Numero di messaggi : 2639
Età : 101
Località : Persona del mondo
Umore : Laggiú ho lasciato i miei ricordi... mentre io scrivo ...i pensieri vanno ,vengono e certe volte ritornano...
Data d'iscrizione : 07.02.09
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