Lavori in contrada Burgio a Butera, il Gip fissa l'udienza preliminare per impresario e progettist

Il Gip del Tribunale di Gela Veronica Vaccaro ha fissato per il prossimo 15 dicembre l'udienza preliminare per valutare le responsabilità rilevate dal sostituto procuratore Monica Di Marco nei confronti di Gregorio D'Agata, 49 anni, di Santa Venerina, legale rappresentante della "Sicula Costruzioni" e di Pasquale Amato, 55 anni, di Palma Montechiaro, progettista e direttore dei lavori nominato dal Comune di Butera e già progettista di tutte le opere di urbanizzazione di contrada Burgio, in territorio di Butera, con conseguente richiesta di rinvio a giudizio. D'Agata e Amato sono chiamati in causa, ciascuno per le proprie responsabilità, per la realizzazione dello svincolo lungo la strada statale «626» già interrotta per la caduta dell'impalcato (che prevede lo smistamento del flusso di auto in direzione di Gela e di Licata), un'opera del costo di circa 7 milioni di euro.
Le indagini sono state condotte dalla Procura a seguito della trasmissione degli atti da parte del collaudatore amministrativo Sergio Pecoraro in seguito a verifiche, riscontri e grazie a delle segnalazioni che evidenziavano anche l'utilizzo di terreno agrario ed humus per il riempimento di manufatti dello svincolo che dovevano invece essere riempiti con materiale di cava. Già prima del collaudo si erano manifestati evidenti cedimenti proprio in corrispondenza del ponte, con la frantumazione, per la mancanza di supporto stabile, delle banchine laterali in cemento armato al di sopra del quale è allocato il guard-rail in acciaio, ad oggi deformato. Ci sono foto (come quella che pubblichiamo) che confermerebbero pienamente il ricorso dell'ing. Pecoraro alla Procura di Gela.
La vicenda si trascina dal febbraio 2009, da quando cioè la Procura di Gela dispose il sequestro del cantiere, mentre i lavori erano ancora in corso ed il direttore dei lavori ing. Amato aveva già certificato la fine degli stessi. Ma il tecnico incaricato dalla Procura arrivò troppo tardi per verificare con quale tipo di terreno era stato fatto il riempimento, per cui si limitò a constatare ciò che era visibile in superficie, e cioè il manto bitumoso, per il quale l'ing. Amato è indagato per avere pagato tre strati di manto asfaltico mentre nella realtà gli strati sono due. Dopo un anno e mezzo di "pausa", l'opera - pur se completata per come dichiarato e certificato dal direttore dei lavori ing. Amato - ad oggi non è stata collaudata e giornalmente si assiste a cedimenti della parte centrale del ponte e di tutto quanto allo stesso annesso. Lo svincolo oggi resta una chimera per gli automobilisti.
Secondo il pm che ha svolto le indagini, D'Agata e Amato avrebbero commesso «frode» nell'esecuzione delle opere in difformità al contratto, di cui all'appalto indetto dal Comune di Butera avente per oggetto "l'esecuzione di opere di urbanizzazione primaria da realizzare nella zona "Pip" di contrada Burgio, in territorio di Butera". In particolare, la ditta di cui


D'Agata è legale rappresentante, in prossimità del cavalcavia sulla «626» e nelle rampe di accesso delle zone ovest ed est dell'area "Pip" in direzione di Gela e Agrigento, avrebbe realizzato la pavimentazione stradale in modo difforme dalle prescrizioni progettuali e del capitolato d'appalto, mentre Amato avrebbe rilasciato alla "Sicula Costruzioni" l'attestazione di ultimazione dei lavori, pagando l'impresa per materiali non collocati e non conformi al progetto. L'ing. Pecoraro, ha evidenziato l'operato del "Ctu" alla stessa Procura, in quanto ha limitato le proprie indagini nelle parti superiori, senza andare a verificare se le parti nascoste contenevano materiale agrario. Dal canto suo, il Comune di Butera, malgrado l'evidenza dei fatti, ha sospeso in via cautelare l'incarico al direttore dei lavori ing. Amato, al collaudatore statico ing. Gambino e all'ing. Pecoraro che, nella realtà, sosteneva quello che ad oggi ha avuto piena conferma.
Malgrado questa situazione, il Comune a fine ottobre ha nominato un consulente tecnico nella persona del prof. Orazio Giuffrè dell'Università di Palermo che alla luce di quanto successo, ha richiesto espressamente il reintegro, per la durata delle nuove prove da effettuare, del direttore dei lavori ing. Amato e del collaudatore ing. Pecoraro.